giovedì 25 febbraio 2010
lunedì 22 febbraio 2010
Un paese al contrario (grazie ai coglioni che votano Berlusconi and friends)
DA "IL FATTO QUOTIDIANO" 22/02/2010
Un paese nel quale nessuno fa più il suo mestiere. Un mondo di politici che non si occupano più della polis, di imprenditori non fanno più impresa e di giudici che non controllano ma aspirano solo a favori e incarichi.
E’ questa l’immagine dell’Italia che emerge dall’inchiesta del Ros dei carabinieri. E non stiamo parlando di mele marce ma di una pianta ben radicata nella coscienza nazionale. I protagonisti sono Denis Verdini, coordinatore del primo partito italiano; Btp, la settima impresa italiana di costruzioni; Achille Toro, numero due della Procura di Roma; Guido Bertolaso, secondo un sondaggio di Sky del 2009, più popolare del Papa. Non è la degenerazione del sistema berlusconiano, ma la migliore espressione del suo funzionamento. A volte le coincidenze sono presagi.
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domenica 14 febbraio 2010
Per la serie chi fa patti con la destra non fa mai nulla di buono...
da il venerdì di repubblica, 12 febbraio 2010 - Curzio Maltese
E così il povero Dino Boffo, eletto suo malgrado a vittima sacrificale della libertà di stampa, sarebbe stato soltanto la vittima di un regolamento di conti all’interno dei poteri cattolici. E’ proprio vero che a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca.
Non abbiamo mai creduto alla favola del conflitto fra il berlusconismo militante e i vescovi. Troppi affari, troppi favori reciproci. In realtà “Il Giornale” di Feltri, rovinando la reputazione di Boffo, non aveva voluto sfidare la Chiesa cattolica, ma al contrario fare un piacere ai vertici ecclesiastici, che avevano urgenza di cambiare il direttore di “Avvenire”.
Feltri stesso ha indicato a Boffo i suoi veri nemici, il cardinale Bertone e il direttore de “L’Osservatore Romano”, Giovanni Maria Vian. Con tanti saluti alla ‘campagna laicista’ additata da tutti, vittima e carnefici, come origine delle maldicenze. I laici sono troppo fessi per ricorrere a simili mezzi, Se qualcuno si professa ancora laico e anticlericale, nell’Italia di oggi, è segno che si tratta di un inguaribile idealista. Mentre nella Santa chiesa si trova sempre una manina o una manona pronta a scrivere e a distribuire false informative sulla vita sessuale di un avversario interno, lesta nello spargere veleni.
Un osservatore acuto come Filippo Ceccarelli si domanda la ragione dell’esplosione di cinismo politico negli ambienti vaticani. Certo, non si tratta di una novità assoluta. Ma negli ultimi decenni una mutazione genetica ha accelerato i processi di scissione interna, conflitto e addirittura di guerra tra bande. E’ l’effetto della benedizione papale – prima di Wojtyla e ancor di più con Ratzinger – al sistema delle sette. E’ una setta l’Opus Dei, determinata ad accrescere il proprio potere dentro e fuori la Chiesa. E’ una setta Comunione e Liberazione, il cui potere economico e politico nella Lombardia di Formigoni è superiore di gran lunga persino a quello esercitato dal Psi di Craxi.
Nella visione dei due ultimi papi, le sette avrebbero dovuto essere le avanguardie di una Chiesa messa in minoranza dalla società. Si stanno rivelando, al rovescio, una minaccia mortale per gli equilibri interni. Nella mentalità delle sette, chi sta fuori è in ogni caso un nemico, pure se appartiene alla stessa fede. Questo è il costume imposto da Opus Dei e CL alle lotte interne, ma va detto che le gerarchie vi si sono adattate con un certo entusiasmo.
Quanto al rapporto col berlusconismo, è forse l’unico elemento comune fra tutte le bande in guerra. Alla fine, dove lo trovi un altro governo così servizievole?
E così il povero Dino Boffo, eletto suo malgrado a vittima sacrificale della libertà di stampa, sarebbe stato soltanto la vittima di un regolamento di conti all’interno dei poteri cattolici. E’ proprio vero che a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca.
Non abbiamo mai creduto alla favola del conflitto fra il berlusconismo militante e i vescovi. Troppi affari, troppi favori reciproci. In realtà “Il Giornale” di Feltri, rovinando la reputazione di Boffo, non aveva voluto sfidare la Chiesa cattolica, ma al contrario fare un piacere ai vertici ecclesiastici, che avevano urgenza di cambiare il direttore di “Avvenire”.
Feltri stesso ha indicato a Boffo i suoi veri nemici, il cardinale Bertone e il direttore de “L’Osservatore Romano”, Giovanni Maria Vian. Con tanti saluti alla ‘campagna laicista’ additata da tutti, vittima e carnefici, come origine delle maldicenze. I laici sono troppo fessi per ricorrere a simili mezzi, Se qualcuno si professa ancora laico e anticlericale, nell’Italia di oggi, è segno che si tratta di un inguaribile idealista. Mentre nella Santa chiesa si trova sempre una manina o una manona pronta a scrivere e a distribuire false informative sulla vita sessuale di un avversario interno, lesta nello spargere veleni.
Un osservatore acuto come Filippo Ceccarelli si domanda la ragione dell’esplosione di cinismo politico negli ambienti vaticani. Certo, non si tratta di una novità assoluta. Ma negli ultimi decenni una mutazione genetica ha accelerato i processi di scissione interna, conflitto e addirittura di guerra tra bande. E’ l’effetto della benedizione papale – prima di Wojtyla e ancor di più con Ratzinger – al sistema delle sette. E’ una setta l’Opus Dei, determinata ad accrescere il proprio potere dentro e fuori la Chiesa. E’ una setta Comunione e Liberazione, il cui potere economico e politico nella Lombardia di Formigoni è superiore di gran lunga persino a quello esercitato dal Psi di Craxi.
Nella visione dei due ultimi papi, le sette avrebbero dovuto essere le avanguardie di una Chiesa messa in minoranza dalla società. Si stanno rivelando, al rovescio, una minaccia mortale per gli equilibri interni. Nella mentalità delle sette, chi sta fuori è in ogni caso un nemico, pure se appartiene alla stessa fede. Questo è il costume imposto da Opus Dei e CL alle lotte interne, ma va detto che le gerarchie vi si sono adattate con un certo entusiasmo.
Quanto al rapporto col berlusconismo, è forse l’unico elemento comune fra tutte le bande in guerra. Alla fine, dove lo trovi un altro governo così servizievole?
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Quei 4000 consulenti alla corte di Re Silvio (e noi paghiamo! Grazie ancora a chi lo vota!)
Da il venerdì di Repubblica, 12 febbraio 2010 - Giorgio Bocca
Un tempo li chiamavano raccomandati, oggi meglio dire i consulenti. Cioè? Gli amici, i parenti, i carrieristicamente importanti, i servi notori del padrone che conviene assumere a spese, ovviamente, della pubblica amministrazione.
Si è calcolato che in consulenti lo Stato ha speso nel 2009 cinquantanove miliardi di euro, il venti per cento in più rispetto l'anno precedente. Diciannove miliardi al nord, ventotto al sud, dove primeggia la Basilicata con il cinquanta per cento.E con i consulenti di Palazzo Chigi, la reggia di Berlusconi è arrivata a più di 4.000 stipendiati. A tutti i ministri è stata data la licenza di assumere i consulenti che vogliono e hanno fatto a gara ad arruolare nipoti e cugini, amici e conoscenti, ciascuno la sua clientela.Un tempo li chiamavano raccomandati, oggi meglio dire i consulenti. Cioè? Gli amici, i parenti, i carrieristicamente importanti, i servi notori del padrone che conviene assumere a spese, ovviamente, della pubblica amministrazione.
Che fanno i consulenti? Fanno, dovrebbero fare, quello che in una amministrazione normale fanno gli impiegati. Ma i consulenti sono più comodi: li puoi assumere in tuo insindacabile parere, evitando esami e concorsi, se sono bravi puoi appropriarti dei loro meriti, tanto nessuno sa quali siano i loro e quali i tuoi, se sono mediocri e inutili li puoi pagare lo stesso, tanto paga Pantalone.
Il presidente Berlusconi, che nelle sue aziende è amministratore oculato, nella sua reggia fa le cose in grande, non lesina i segretari, assistenti, grafici, addetti al cerimoniale, guardie del corpo, uscieri, un duplicato gigante del Quirinale, eserviti di servitori di uno Stato sempre più grande e fulgente nella pompa e sempre più avaro di servizi ai cittadini e contribuenti.
Più i comitati e le commissioni che si occupano dell'ufficio del presidente che non bada a spese.
Chi controlla il governo scialacquatore? Ci ha provato di recente la corte dei conti con un' indagine sul faraonico progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. La corte ha dato un parere critico sull'opera, rischiosa tecnicamente e ad altissimo costo. Un ponte più lungo dei più lunghi del mondo, costruito per unire due deserti, due regioni come la Calabria e la Sicilia economicamente depresse e con pessima viabilità.
Ma Silvio spende e spande vuol comprare a Venezia un palazzo sul Canal Grande, da aggiungere alle magioni principesche di Arcore, Paraggi, Sardegna, Lago Maggiore, Caraibi. Da sempre il potere si è accompagnato alla ricchezza. I Savoia, monarchi di un piccolo regno transalpino, vollero a Venaria una reggia alla misura della Versailles del Re Sole. Ai consulenti bastano lauti stipendi.
Dopo aver letto queste cose, mi chiedo per l'ennesima volta: "Ma quanto rincoglioniti, masochisti, pazzi bisogna essere per sostenere il Berlusca?". Nel pazientare nello squallore rinnovo l'invito a comunicare a persone dotate di cervello la necessità di essere attivi nel cambiare lo scempio che da 16 anni ha colpito la povera Italia.
Ma Silvio spende e spande vuol comprare a Venezia un palazzo sul Canal Grande, da aggiungere alle magioni principesche di Arcore, Paraggi, Sardegna, Lago Maggiore, Caraibi. Da sempre il potere si è accompagnato alla ricchezza. I Savoia, monarchi di un piccolo regno transalpino, vollero a Venaria una reggia alla misura della Versailles del Re Sole. Ai consulenti bastano lauti stipendi.
Dopo aver letto queste cose, mi chiedo per l'ennesima volta: "Ma quanto rincoglioniti, masochisti, pazzi bisogna essere per sostenere il Berlusca?". Nel pazientare nello squallore rinnovo l'invito a comunicare a persone dotate di cervello la necessità di essere attivi nel cambiare lo scempio che da 16 anni ha colpito la povera Italia.
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