sabato 15 settembre 2018

HRD Training Group...6 anni dopo!




Tempo fa, si parla oramai di 6 anni fa per l'esattezza, scrissi un articoletto su questo vecchio blog post adolescenziale per raccontare la mia avventura, un po' spiacevole, con l'HRD.
Qualche giorno fa una mamma mi ha contattato su Linkedin per parlarmi di questo argomento, dal momento che i figli avevano frequentato corsi analoghi a quello da me frequentato cambiando, secondo la mamma in negativo, il loro atteggiamento.
Credo che sia arrivato il momento di scrivere nuovamente un pensiero riguardo non soltanto R. R. e i suoi corsi quanto sul come è stato espresso il mio rammarico e sul fiume di commenti che in questi anni sono comparsi in risposta.
In 6 anni, se si rimane aperti alla conoscenza, alle esperienze o semplicemente se la vita non è stata troppo monotona, si ha modo di cambiare prospettiva o quantomeno di correggerne leggermente il tiro.

Ho riletto il post in questione e, in effetti, mi sono accorto che non era poi così facile da intepretare.
Facciamo così: vi racconto nuovamente la mia opinione e con essa l'evoluzione di prospettiva che ho maturato sull'argomento.
Uno dei concetti principali che vorrei subito esprimere è questo: nulla, in questo mondo, è totalmente bene, sempre, comunque, per tutti.  Basterebbe questa banale consapevolezza a smorzare i toni con i quali ci si accende di fronte ad una questione politica o di fronte ad un'esperienza condivisa con altre persone in merito alla quale sono sorte differenti emozioni ed opinioni.
Ricordo il mio prof di semiotica che ci raccontava come, guardando un dipinto, ognuno facesse un'esperienza diversa dello stesso per il semplice motivo che ognuno vedeva cose diverse da un altro.
Un unico oggetto, infiniti focus: il bello è che non solo ognuno di noi vede cose che altri non vedono - o non nello stesso modo  - ma ognuno di noi può cambiare il proprio focus nel corso della sua vita (n.b.: uso il concetto di focus nell'accezione utilizzata da R. R. durante i suoi corsi).
Vi è mai capitato di rivedere un film, qualche anno dopo la prima volta (o anche solo qualche mese dopo), e avere l'impressione di aver visto un qualcosa di completamente nuovo? Di aver notato un sacco di particolari in più (e/o in meno)?
Questo fatto ha a che fare con il dinamismo interno delle nostre emozioni, dei nostri valori, delle nostre credenze.
E' normale che gli altri vedano le cose in modo diverso da come le vediamo noi: arrivano da altre esperienze, sono concentrati su aspetti diversi rispetto ai nostri, vibrano in modo diverso da noi.
E allora perchè ci arrabbiamo così tanto quando leggiamo pareri diversi dai nostri? Perchè sosteniamo le nostre idee come se dovessero essere le uniche sensate e plausibili?

Si tratta a mio avviso, in primo luogo, di una mancanza di consapevolezza. Non ci rendiamo sufficientemente conto di come arriviamo al giudizio di qualsiasi cosa e di conseguenza di come ci arrivano gli altri.
Non teniamo conto del focus, di cosa ci importa di più in quel preciso momento della nostra vita.
Poi c'è sicuramente un altro aspetto: il non sentirci capiti, il vedere che l'altro ci punta il dito in modo ingiusto e immotivato. Ma anche questo, se si riflette un poco, ha a che fare con una mancanza di consapevolezza: chi possiede il problema tra chi non usa il giusto garbo, se non addirittura ci carica di insulti e chi li riceve?  La risposta è semplice: chi si comporta male ha il problema più grande perchè in qualsiasi momento della sua vita sarà soggetto a questa forza (il trattar male gli altri) che non gli permetterà di vivere serenamente.
Una persona che viene trattata male subisce un soppruso temporaneo, che addirittura - per le persone più spirituali - può non essere nemmeno fonte di stress o di "bisogno di replica".
La persona perfettamente equilibrata non si fa turbare dalle persone turbate.
Torniamo a noi, al nostro R. R., all'HRD, alla PNL e a chi tifa contro o a favore.
Io sono partito, sei anni fa oramai, da uno sfogo, e come tutti gli sfoghi c'era della rabbia che risuonava nelle mie parole. Per questo forse il mio post ha suscitato così interesse...

I corsi di R. R., sono una fregatura? Sicuramente è impostante arrivare ad un dunque, ad una sintesi, ad una conclusione ma occorre tenere in considerazione che il giudizio finale si compone di tanti giudizi parziali e che tali componenti molto probabilmente si collocano in entrambe i nostri ambiti di bene e di male, di giusto e di ingiusto.

Cosa ci fa propendere per il pollice giù o per il pollice su? Ancora una volta il focus e la scala di valori con la quale analizziamo le cose.
Vi faccio un esempio semplicissimo: qualcuno dei commentatori, un imprenditore, ha seguito il corso di R. R. e l'ha trovato utilissimo per la sua vita professionale.
Secondo me il suo vissuto è più che condivisibile! Il suo focus non era probabilmente proiettato sul verificare l'etica di chi vendeva i corsi o sul giudicare gli aspetti economici. Magari questo signore non era nemmeno interessato al background culturale di chi li teneva e si è semplicemente concentrato sui contenuti, li ha trovati interessanti e ne ha trovato giovamento. Come dargli torto?
D'altronde chi è arrivato al corso un po' trascinato da chi glielo ha venduto, chi è sempre stato un po' sospettoso di questioni che stanno un po' sul filo della scientificità (chiedete a qualsiasi psicologo cosa ne pensa della PNL...), chi ha trovato indecorosi certi aspetti legati al modo con cui le informazioni venivano comunicate... Probabilmente avrà scritto parole dure contro R. R. e questi corsi.
Tutti hanno ragione se si parte dai vissuti di ciascuno, per cui tutti andrebbero in qualche modo rispettati.

Ma c'è una cosa da considerare: quanto ho scritto in questo articolo nel suo complesso, e qui vengo alla mia opinione postuma sui corsi HRD.
I contenuti, sempre che siano rimasti quelli di 7 anni fa, io continuo a considerarli come buoni, ci sono tante cose interessanti e utili per la vita! Hanno in qualche modo contribuito alla mia crescita personale, soprattutto i DVD in cui R. R. in prima persona  - o tramite validi colleghi - spiegava le sue idee e che di tanto in tanto mi guardo ancora con piacere.
Quindi: contenuti validi, condivisibili, utili, preziosi. 

Docenti: all'epoca chi teneva i corsi sembrava più interessato a mettersi in mostra che farci capire le cose. Non so nemmeno se sarebbe stato in grado di rispondere alle domande di un pubblico che era chiamato, soprattutto, ad ascoltare passivamente.
Quindi: lezioni più o meno valide, scarso spessore culturale del docente.

La questione principale del mio post aveva però a che fare soprattutto con un altro aspetto, per me importantissimo (magari per altri non ha lo stesso valore) che è l'obiettivo con il quale un'altra entità entra in rapporto con me (sia essa una persona, un gruppo di persone, un'associazione o quant'altro).
Per me è fondamentale avere sempre chiaro il motivo per il quale chi è di fronte a me sta di fronte a me. Perchè siamo amici? Perchè stiamo insieme? Perchè facciamo delle cose insieme?
Se non c'è una ragione più che sensata, se il rispetto reciproco viene a mancare, se il motivo per cui l'altro si relaziona con me non è in un'ottica di amicizia, di amore o di reciproco vantaggio, viene a mancare la base su cui poggia il tutto.
Il mio focus era ed è posto su questi aspetti: devo sentirmi rispettato e sentire che il valore che l'altra entità mi sta dando è pari a quello che io sto dando all'altra entità (pari nel senso che non devo sentire forti sbilanciamenti - intendiamoci, non è che ci si deve mettere con il misurino a fare strani calcoli).
Se uno mi chiede una quantità di denaro piuttosto elevata significa che gli è necessaria a offrirmi il valore promesso.
Ma se l'entità con la quale ho a che fare mi comunica - direttamente o indirettamente - che il suo fine principale è fare soldi, io percepisco che la parte che metto nel piatto comune serve soprattutto al suo obiettivo più che al mio (che era ed è quello di ottimizzare il denaro investito scegliendo, tra vari enti di formazione, quello migliore).

Non so quanti, alla fine della fiera, abbiano avuto le mie stesse percezioni e fatto gli stessi ragionamenti. Secondo me pochi (raramente la penso come la maggiore!). Chi ha scritto si è lamentato soprattutto dei contenuti oppure li ha trovati eccezionalmente validi ed unici.

Ciò che conta, però, e con questo mio ribadire concludo, è rendersi conto che:
- ognuno arriva da un esperienza di vita unica
- ognuno ha maturato valori diversi nella vita (e non per forza i propri valori sono universalmente migliori di quelli di un altro, lo devono essere per noi migliori... )
- i valori cambiano nel corso del tempo e si può sempre giungere alla conclusione: "ne ho trovato uno più importante di un altro!"
- imparare è più utile che convincere qualcun'altro a tutti i costi (cercare di comunicare efficacemente è importante ma molto diverso dal voler cambiare con forza l'opinione altrui) delle nostre credenze
- ognuno arriva con un focus preciso diverso da quello degli altri, anche solo per sfumature diverse
- non ha senso insultare il prossimo solo perchè ha idee diverse (se lo si fa ci deve essere un motivo incontrovertibile ed evidentemente oggettivo. Meglio in ogni caso essere pacati ...)
- non ha senso giudicare senza argomentazioni i sentimenti altrui (se lo si fa quanto meno è bene fare ipotesi e non proclami)
- la PNL è una figata ma bisogna fare attenzione a non farla diventare una religione!

Buona vita a tutti
Paolo









2 commenti:

  1. A distanza di anni mi sembri molto cambiato, non trovo riscontro tra la tua esperienza e la realtà. Per realtà intendo l'esperienza della stragrande maggioranza delle persone che frequentano corsi del genere (iniziale entusiasmo, frustrazione, soldi buttati, vita di sempre... tempo perso). Queste tecniche nascono negli Usa. Conosciamo tutti l'ambiguità della società americana e di quanto sia malata. Se non esistessero queste tecniche di persuasione sarebbe (leggermente)migliore il mondo.
    ciao, Roberta

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  2. Cara Roberta, la mia intenzione era quella di comunicare una mia "nuova" disposizione d'animo, dove la pacatezza ha un valore maggiore di un tempo.
    D'altronde non ho mai criticato duramente i contenuti dei corsi (gli insegnanti, si), in merito ai quali sono tutt'oggi convinto della parziale validità.
    Il lavoro su se stessi può portare a cambiamenti e a risultati, ci vuole molto impegno e serietà. Gli altri ci possono mostrare la strada ma a percorrerla siamo per forza noi.
    Diciamo che consiglierei percorsi alternativi a quello di HRD ma non direi mai di non fare un percorso di tale natura.
    Dare un giudizio sull'America nella sua totalità è esattamente il tipo di valutazione che ho messo in discussione in questo articolo, dove spiego come non abbia senso uniformare in un unico giudizio delle realtà composite e multisfaccettate. In America c'è molto marcio così come iniziative e persone interessanti.
    Questo è il mio pensiero, etichettare come ambigua una società composta da persone anche molto diverse da loro è secondo me un grosso errore.
    E' come se una persona straniera giudicasse gli italiani dal partito che li governa. Pensi a quando c'era Berlusconi al governo, avrebbe accettato una critica pesante sul suo conto in virtù del fatto che ALTRE PERSONE avevano dato la fiducia politica a quel soggetto?












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