Da l'Unità, 4 dicembre 2008
Dice bene il presidente Napolitano sul verminaio campano: occorre “forte capacità di autocritica e autoriflessione nel Mezzogiorno sull’impoverimento culturale e morale della politica”. Ora però, visto che l’autocritica non può ridursi a un “tua culpa, tua maxima culpa” battuto sul petto altrui, s’impone qualche parola sul Csm. Il Csm che, sotto la sua presidenza, ha cacciato in malo modo da Catanzaro un pm perbene come Luigi De Magistris che, pur con possibili e rimediabili errori, aveva scoperchiato altri letamai politico-affaristici in Calabria e Lucania. Il Csm che ha espulso a pedate da Milano una gip onesta come Clementina Forleo, colpevole di aver difeso De Magistris e sventato le scalate illegali a Bnl, Antonveneta ed Rcs facendo i nomi dei politici di destra e sinistra che proteggevano la Banda Furbetti. De Magistris e Forleo han dovuto emigrare a Napoli e a Cremona per “incompatibilità ambientale”. E mai formula si rivelò più azzeccata: per fortuna abbiamo ancora magistrati galantuomini (sempre più rari), dunque incompatibili con certi ambienti putridi. Ora, con il blitz della Procura di Salerno al palazzo di giustizia di Catanzaro per stanare i persecutori di De Magistris, comincia ad affiorare la trama che portò all’incredibile scippo delle sue indagini più scottanti. Una trama illustrata un anno fa dai pm salernitani al Csm. Che però finse di non sentire e procedette come un caterpiller contro i due reprobi. Ora urge una “forte capacità di autocritica” del Csm. E’ già tardi per cacciare da Catanzaro i magistrati inquisiti, reintegrarvi De Magistris e riabilitare la Forleo. Ma non è mai troppo tardi.
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