sabato 27 ottobre 2007
I Simpson, Gramsci e...
L'altro giorno stavo guardando i Simpson, così per farmi due risate. In effetti le prime tre/quattro battute mi hanno fatto ridere. Poi sempre meno. A forza di vedere i Simpson mi chiedo: c'è qualcosa che si salva nel loro pazzo mondo? C'è qualcosa che sfugge alla falce della loro incalzante ironia? C'è un messaggio, anche nascosto, positivo che ti rimane alla fine della puntata? Tutto è massacrato, tutto ridicolizzato, tutto banalizzato. Tutto. Non ci sono ideali, ma che dico ideali, non c'è un personaggio che si impegni per qualcosa di minimamente sensato, di buono, di costruttivo, sono tutti schiavi degli istinti. Ok, abbiamo di fonte una satira della società americana, quella che potrebbe essere tra qualche anno quella italiana. Di fronte a questo, non so perchè ma mi vengono in mente le parole di Gramsci, un personaggio che ha vissuto lo scorso secolo spendendosi per la propria gente, per quello che pensava essere il bene della sua società. Scrisse contro gli indifferenti, il "peso morto della storia" che "opera potentemente nella storia".
Anche se non si condivide tutto ciò che dice, secondo me è sicuramente apprezzabile il suo impegno, il suo vivere per degli ideali.
Accostati a lui, i Simpson fanno un po' pena... Sembrano proprio il risultato di una società in cui la figura paterna è vuota, ridicola, deresponsabilizzata. Questo purtroppo è profondamente vero. Ma andrebbero ricercate le cause e, forse, si scoprirebbe che a mancare, in fondo, è un Padre con la "P" maiuscola, che ora, probabilmente, guardando i Simpson, scuote sconsolato la testa.
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