Antonio Di Pietro racconta brevemente obiettivi dell'IDV e risponde alle domande degli ascoltatori, dando spiegazioni, tra l'altro, alle stronzate che giornali di centro e di destra hanno promulgato per infangare il suo profilo.
Di Pietro, COME SEMPRE, è costretto a sputtanare miseramente tutte le false insinuazioni (un po' come fa Travaglio come secondo lavoro).
sabato 27 marzo 2010
venerdì 26 marzo 2010
La prima cosa bella
Ospedale psichiatrico o carcere? O prenderlo a testate?
La violenza della destra è cosa nota: l'ultima esperienza decisamente traumatica in Italia l'abbiamo avuta con il fascismo, speravamo con la morte di tanti partigiani di avere salvato l'Italia. Macchè, gli italiani erano cerebrolesi all'epoca e non ci potevamo aspettare che cambiassero. (come sono invece cambiati ad esempio i tedeschi).
Trasmissione televisiva: La Russa spara cazzate, gli si permette di dirle, e riesce pure a zittire il gestore della trsmissione nonchè la parte politica opposta.
Certo, ai tempi di cozza pelata succedevano cose ben peggiori, ma queste sono già sufficienti a far incazzare alla grande un cittadino dotato di buon senso.
Se poi per il cittadino la giustizia è un tema particolarmente importante, allora questi fatti lo inducono a pensare se andare a Roma e prendere a testate sto fascista di m... di La Russa che, persi tutti i denti, almeno rimarrebbe zitto per un po'...
Trasmissione televisiva: La Russa spara cazzate, gli si permette di dirle, e riesce pure a zittire il gestore della trsmissione nonchè la parte politica opposta.
Certo, ai tempi di cozza pelata succedevano cose ben peggiori, ma queste sono già sufficienti a far incazzare alla grande un cittadino dotato di buon senso.
Se poi per il cittadino la giustizia è un tema particolarmente importante, allora questi fatti lo inducono a pensare se andare a Roma e prendere a testate sto fascista di m... di La Russa che, persi tutti i denti, almeno rimarrebbe zitto per un po'...
A proposito di chi ha argomenti profondi nel suo programma elettorale!
Chi sarà mai???? Mr falsity intrattiene il suo popolo di celebrolesi
domenica 21 marzo 2010
Attenzione: TRUFFE ONLINE PER CHI VENDE AUTO
Segnalo a tutti i visitatori questo link:
http://www3.rsi.ch/pattichiari/node/417#comment-10922Attenzione quando vendete auto online, potrebbe contattarvi gente straniera che dice di vivere in Costa d'Avorio o in Africa, che si dimostra molto interessata all'acquisto e chiede il vostro IBAN e altri documenti e/o informazioni personali.
E' una truffa rozza ma nella quale sono già cascati in molti, a me salta all'occhio il fotomontaggio di questo passaporto, ma purtroppo non a tutti...
Da quanto ho capito è la solita banda di truffatori, la stessa che spedisce spam cercando di ricavare informazioni su carte di credito, credenziali per l'accesso al conto online..., travestendosi pacchianamente da POSTE ITALIANE, BANCHE, E-BAY ecc.
Di seguito qualche e-mail da loro usata (ma ormai ne avranno un migliaio...):
- ivo.ivaylo@gmail.com;
- f.marc.jean@gmail.com;
- thomasdurger@hotmail.fr;
- huguesmarchal@yahoo.fr;
venerdì 19 marzo 2010
Ridere e piangere: variazioni sul tema politico italiano
di Curzio Maltese (mitico!!!!!!!!!!!!!!!!!!) --> Venerdì di Repubblica 19 marzo 2010
Il fatto è che milioni d'italiani credono di essere Berlusconi, ma sono soltanto Milioni. Intesi anche come Alfredo Milioni, il presidente di circoscrizione romano che non ha presentato le liste del Pdl in tempo perchè, dice, s'era fermato a mangiare un panino.
Quindi ha presentato ricorso, ma ha sbagliato la data del ricorso. E allora è andato a piangere dai capi, che hanno convinto il governo ad emanare un decreto, ma quelli hanno sbagliato pure il decreto. Ma non fa nulla, perchè è comunque colpa dei giudici comunisti. Così, invece di cacciarlo a pedate dal partito, Berlusconi ha eletto Milioni a eroe della lotta al comunismo. Chissà, forse un giorno gli faranno anche una statua equestre in centro, con lo sguardo verso l'orizzonte, una lista in mano e uno sfilatino sotto il braccio.
Il punto è proprio questo: perchè Berlusconi esalta Milioni e non lo caccia? In realtà, aveva provato. Sulle prime, il premier aveva tratto dal pasticcio delle liste la conclusione più logica, la stessa tratta da Bossi e Fini. Ovvero che nel Pdl vi fossero troppi incapaci miracolati, arruffoni e arraffoni. Ma poi è arrivata la ribellione del popolo a questa semplice verità. I sondaggi hanno certificato un crollo dei consensi. Gli elettori di Berlusconi NON VOGLIONO SPIEGAZIONI SENSATE, VOGLIONO IL SANGUE, LE TEORIE DEL COMPLOTTO. E Berlusconi, che di questa Italia è il burattinaio ma ancor più il burattino, ha fatto una spettacolare giravolta.
La colpa è, come sempre, delle toghe rosse. Milioni di Milioni vogliono così. In concreto essi s'identificano assai più in Aldredo che in Silvio. Al padrone NON CHIEDONO AUTOCRITICHE, ARGOMENTI SERI, MA UNA PROTEZIONE, UNO SCUDO TOTALE PER LA PROPRIA INCAPACITA' DI ESSERE CITTADINI, L'IGNORANZA DELLE REGOLE, IL PRESSAPOCHISMO FURBASTRO, IL DISPREZZO PER LA LEGALITA', LA VOGLIA MATTA DI RIMANERE IMPUNITI. Impuniti se si presentano in ritardo, se non pagano le tasse, se costruiscono un abuso sull'abuso dell'anno precedente, se passano col rosso.
Milioni d'impuniti, come l'impunito Milioni. Tanto è colpa dei comunisti, e in ogni caso i comunisti ne hanno fatte di molto peggiori. Vuoi mettere i gulag con la sfiga di tirare sotto questo disgraziato mentre attraversava sulle strisce? Vogliamo paragonare le purghe di Stalin con quest a mazzetta che mi sono ritrovato in tasca, chissà come, magari è un complotto? E questo magari passerà in fretta. Ma rimarranno milioni d'italiani INCIVILI, ALLERGICI ALLA VERITA', ARRUFFONI E ARRAFFONI, ETERNAMENTE FASCISTI.
lunedì 15 marzo 2010
Tutti gli uomini del dittatore
Non bisogna stupirsi se il capo della Rai, (concorrente delle reti di Berlusconi), il numero due della commissione di vigilanza sulle tv, il commissario che dovrebbe controllare Mediaset e il consigliere della Rai che dovrebbe combatterla si muovono all’unisono per chiudere Santoro, danneggiare l’azienda pubblica e avvantaggiare il leader del Pdl in un colpo solo. Tutti quanti sono ex dipendenti del Cavaliere. L’elenco inizia con Giancarlo Innocenzi, 65 anni, già direttore dei servizi giornalistici di Canale 5, Rete 4 e Italia1, poi parlamentare e infine sottosegretario alle comunicazioni di Forza Italia, promosso per la sua indipendenza al ruolo di membro dell’autorità garante delle comunicazioni nel 2005. Nelle intercettazioni definisce Berlusconi “Il grande capo”.
Il livello di democrazia in Italia è sempre più basso (grazie all'italiano medio che vota Berlusconi)
Il livello di democrazia in Italia è sempre più basso: lo dichiara il CSM (leggi sul Corriere della sera, per esempio, l'articolo "Csm: le denigrazioni del premier mettono a rischio la democrazia"), confermando un quadro facilmente intelligibile.
Ma quanto ignoranti o cerebrolesi o vandali si può essere per continuare a sostenere questa banda di malavitosi che abbiamo al Governo?
Berlusconi possiede o controlla ormai tutto "lo scibile" che si può acquistare/consumare: dall'informazione alle assicurazioni, dal divertimento di massa all'editoria... I grandi numeri sono tutti sotto il suo controllo, ovvio che l'italiano medio può rimanere intrappolato nel disegno maligno. L'italiano medio non è, come suggerirebbe il termine, una persona di media cultura a livello assoluto. E' una persona decisamente ignorante con una buona dose di disturbi di personalità, letti e rappresentati normalmente in chiave scherzosa o buffa, sia nella cultura di massa che in quella di paese. Ma poi c'è un c...o da ridere quando si reca a votare...
L'italiano medio, come racconta De Sica su Repubblica, non trova rappresentanza in una sinistra troppo difficile da capire ed un po' snob, ma nel cinepanettone permanente che è la politica di Berlusconi & friends.
I cattolici brainwashed delle scuole fasciste o delle parrocchie nazi che leggono tutte le stronzate che Libero ed il Giornale propinano, completano il quadro. Il cerchio facilmente si chiude: sono di più loro e non c'è manifestazione o controinformazione che tenga per cambiare le cose.
Il fascismo ha dato una dura lezione agli italiani, ed è finito formalmente solo 60 anni fa. La sofferenza, la morte, la distruzione che esso ha portato non ha insegnato abbastanza. Gli italiani sono vandali, amano distruggersi e distruggere tutto ciò hanno attorno.
Un laicista direbbe: la notte della ragione. Un cristiano lucido - e polemico - direbbe: l'Anticristo dell'Apocalisse in azione.
martedì 2 marzo 2010
Berlusconi e i suoi amici: Cicchitto
dal blog de "Il Fatto Quotidiano" 16 dicembre 2009
Altro che "abbassare i toni".
Fabrizio Cicchitto suona la carica: «A condurre la campagna d’odio contro Silvio Berlusconi è un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L’Espresso, da quel mattinale delle procure che è il Fatto, da una trasmissione di Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio, oltre che da alcuni pubblici ministeri che hanno nelle mani alcuni processi, tra i più delicati sul terreno del rapporto mafia-politica e che vanno in tv a demonizzare Berlusconi».
Poi Cicchitto ha qualche parola buona anche per Antonio Di Pietro: «È un partito come l’Idv, con il suo leader Di Pietro, che in questi giorni sta evocando la violenza, come se volesse trasformare lo scontro politico in atto in guerra civile fredda, che coinvolge anche settori più giustizialisti del suo partito, caro onorevole Bersani».
Dunque, conclude Cicchitto, «la mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna di odio: ognuno si assuma la propria responsabilità. Ci auguriamo che questa aggressione e questo ferimento servano a qualcosa di più e che dal male venga qualcosa di bene». Come? «Da questa situazione si esce solo disinnescando con leggi funzionali quell’uso politico della giustizia, un cancro che ha distrutto la prima Repubblica e sta minando anche la seconda». Ecco quindi il programma. Approfittare del gesto di uno squilibrato per attaccare la libera informazione (avete notato? Tutti i “mandanti” indicati da Cicchitto sono, se si esclude Di Pietro, non politici, ma giornali e giornalisti). E poi stravolgere la Costituzione, puntando diritto all’autonomia della magistratura da colpire a morte, per rendere la politica improcessabile.
Quanto tempo è passato da quando Cicchitto era un militante massimalista e movimentista del Partito socialista, lombardiano e antiamericano. Sentite che cosa scriveva negli anni Settanta, quando il "clima d’odio" c’era davvero e lo scontro politico era feroce.
Nell’introduzione a un libro uscito nel 1975 (Sid e partito americano. Sottotitolo: Il ruolo della Cia, dei servizi segreti e dei corpi separati nella strategia dell’eversione, scritto da Marco Sassano ed edito da Marsilio), gli avversari politici li chiama, senza mezzi termini, "mostri": «I mostri sono i servizi segreti, una struttura sempre più corposa e dinamica che interviene in modo continuo, massiccio, oppressivo sulla realtà politica e sociale».
E ancora: «Nel 68-69 la contestazione del sistema ha fatto tremare l’ordine costituto e esso, a sua volta, ha cercato di recuperare in diversi modi, uno dei quali è stata l’organica attività terroristica, provocatoria, violenta di precisi settori dei corpi separati dello Stato».
Infine: «I mostri fabbricano gli opposti estremismi: la pupilla del regime, la Rai tv, si occupa di amplificare la distorsione, obiettivizzandola; Sid e Rai tv, due realtà molto lontane eppure così vicine quando si tratta di sorreggere, nelle scelte drammatiche, il regime Dc». In questo scenario, anche le Br sono manovrate dallo Stato: infatti, «puntuali all’appuntamento, le Brigate rosse ricompaiono in ogni vigilia elettorale».
Poi Cicchitto si ravvede. Fulminato da Licio Gelli sulla via di villa Wanda, nel dicembre 1980 s’iscrive alla P2. A presentarlo al Venerabile è Fabrizio Trifone Trecca, che della loggia segreta è capo del "gruppo 17", quello in cui sono inquadrati molti giornalisti (da Maurizio Costanzo a Gustavo Selva, da Roberto Ciuni a Giorgio Zicari) e che ha il controllo di fatto del Corriere della Sera. Il “gruppo 17” ha il seguente organigramma: numero uno Trecca; numero due Franco Di Bella, che del Corriere è il direttore; numero tre un costruttore emergente, tal Silvio Berlusconi.
L’anno prima, Bettino Craxi aveva proposto la sua "grande riforma" costituzionale: cioè il passaggio dalla Repubblica parlamentare alla Repubblica presidenziale. E aveva ottenuto così l’appoggio degli uomini della P2, che individuano nell’"anticomunista" Craxi l’uomo che può realizzare il Piano di rinascita democratica.
Proprio nel 1979 Craxi incontra Gelli al Raphael. È l’autunno di quell’anno tumultuoso, e nel paese è in corso la tempesta dello scandalo Eni-Petromin (una complicata faccenda di petrolio arabo con annessa supertangente e connesso scontro feroce dentro il Psi tra Craxi e Claudio Signorile). Sullo scandalo si allungheranno prima le ombre della P2, poi il segreto di Stato.
Ma intanto anche Cicchitto capisce che, se non vuole restare ai margini di un processo ormai irreversibile, deve fare le sue scelte. Entra nella P2, tessera 2232.
Quando le liste della loggia diventano pubbliche, lui ammette l’affiliazione e il vecchio Riccardo Lombardi lo schiaffeggia davanti a tutti. Poi fa qualche anno di purgatorio, finché Bettino lo recupera. Ma Mani pulite gli blocca la seconda carriera. La terza, la fa nelle schiere di Forza Italia. Alla grande. Il suo numero tre d’un tempo è diventato numero uno.
Altro che "abbassare i toni".
Fabrizio Cicchitto suona la carica: «A condurre la campagna d’odio contro Silvio Berlusconi è un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L’Espresso, da quel mattinale delle procure che è il Fatto, da una trasmissione di Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio, oltre che da alcuni pubblici ministeri che hanno nelle mani alcuni processi, tra i più delicati sul terreno del rapporto mafia-politica e che vanno in tv a demonizzare Berlusconi».
Poi Cicchitto ha qualche parola buona anche per Antonio Di Pietro: «È un partito come l’Idv, con il suo leader Di Pietro, che in questi giorni sta evocando la violenza, come se volesse trasformare lo scontro politico in atto in guerra civile fredda, che coinvolge anche settori più giustizialisti del suo partito, caro onorevole Bersani».
Dunque, conclude Cicchitto, «la mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna di odio: ognuno si assuma la propria responsabilità. Ci auguriamo che questa aggressione e questo ferimento servano a qualcosa di più e che dal male venga qualcosa di bene». Come? «Da questa situazione si esce solo disinnescando con leggi funzionali quell’uso politico della giustizia, un cancro che ha distrutto la prima Repubblica e sta minando anche la seconda». Ecco quindi il programma. Approfittare del gesto di uno squilibrato per attaccare la libera informazione (avete notato? Tutti i “mandanti” indicati da Cicchitto sono, se si esclude Di Pietro, non politici, ma giornali e giornalisti). E poi stravolgere la Costituzione, puntando diritto all’autonomia della magistratura da colpire a morte, per rendere la politica improcessabile.
Quanto tempo è passato da quando Cicchitto era un militante massimalista e movimentista del Partito socialista, lombardiano e antiamericano. Sentite che cosa scriveva negli anni Settanta, quando il "clima d’odio" c’era davvero e lo scontro politico era feroce.
Nell’introduzione a un libro uscito nel 1975 (Sid e partito americano. Sottotitolo: Il ruolo della Cia, dei servizi segreti e dei corpi separati nella strategia dell’eversione, scritto da Marco Sassano ed edito da Marsilio), gli avversari politici li chiama, senza mezzi termini, "mostri": «I mostri sono i servizi segreti, una struttura sempre più corposa e dinamica che interviene in modo continuo, massiccio, oppressivo sulla realtà politica e sociale».
E ancora: «Nel 68-69 la contestazione del sistema ha fatto tremare l’ordine costituto e esso, a sua volta, ha cercato di recuperare in diversi modi, uno dei quali è stata l’organica attività terroristica, provocatoria, violenta di precisi settori dei corpi separati dello Stato».
Infine: «I mostri fabbricano gli opposti estremismi: la pupilla del regime, la Rai tv, si occupa di amplificare la distorsione, obiettivizzandola; Sid e Rai tv, due realtà molto lontane eppure così vicine quando si tratta di sorreggere, nelle scelte drammatiche, il regime Dc». In questo scenario, anche le Br sono manovrate dallo Stato: infatti, «puntuali all’appuntamento, le Brigate rosse ricompaiono in ogni vigilia elettorale».
Poi Cicchitto si ravvede. Fulminato da Licio Gelli sulla via di villa Wanda, nel dicembre 1980 s’iscrive alla P2. A presentarlo al Venerabile è Fabrizio Trifone Trecca, che della loggia segreta è capo del "gruppo 17", quello in cui sono inquadrati molti giornalisti (da Maurizio Costanzo a Gustavo Selva, da Roberto Ciuni a Giorgio Zicari) e che ha il controllo di fatto del Corriere della Sera. Il “gruppo 17” ha il seguente organigramma: numero uno Trecca; numero due Franco Di Bella, che del Corriere è il direttore; numero tre un costruttore emergente, tal Silvio Berlusconi.
L’anno prima, Bettino Craxi aveva proposto la sua "grande riforma" costituzionale: cioè il passaggio dalla Repubblica parlamentare alla Repubblica presidenziale. E aveva ottenuto così l’appoggio degli uomini della P2, che individuano nell’"anticomunista" Craxi l’uomo che può realizzare il Piano di rinascita democratica.
Proprio nel 1979 Craxi incontra Gelli al Raphael. È l’autunno di quell’anno tumultuoso, e nel paese è in corso la tempesta dello scandalo Eni-Petromin (una complicata faccenda di petrolio arabo con annessa supertangente e connesso scontro feroce dentro il Psi tra Craxi e Claudio Signorile). Sullo scandalo si allungheranno prima le ombre della P2, poi il segreto di Stato.
Ma intanto anche Cicchitto capisce che, se non vuole restare ai margini di un processo ormai irreversibile, deve fare le sue scelte. Entra nella P2, tessera 2232.
Quando le liste della loggia diventano pubbliche, lui ammette l’affiliazione e il vecchio Riccardo Lombardi lo schiaffeggia davanti a tutti. Poi fa qualche anno di purgatorio, finché Bettino lo recupera. Ma Mani pulite gli blocca la seconda carriera. La terza, la fa nelle schiere di Forza Italia. Alla grande. Il suo numero tre d’un tempo è diventato numero uno.
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