dal blog de "Il Fatto Quotidiano" 16 dicembre 2009
Altro che "abbassare i toni".
Fabrizio Cicchitto suona la carica: «A condurre la campagna d’odio contro Silvio Berlusconi è un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L’Espresso, da quel mattinale delle procure che è il Fatto, da una trasmissione di Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio, oltre che da alcuni pubblici ministeri che hanno nelle mani alcuni processi, tra i più delicati sul terreno del rapporto mafia-politica e che vanno in tv a demonizzare Berlusconi».
Poi Cicchitto ha qualche parola buona anche per Antonio Di Pietro: «È un partito come l’Idv, con il suo leader Di Pietro, che in questi giorni sta evocando la violenza, come se volesse trasformare lo scontro politico in atto in guerra civile fredda, che coinvolge anche settori più giustizialisti del suo partito, caro onorevole Bersani».
Dunque, conclude Cicchitto, «la mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna di odio: ognuno si assuma la propria responsabilità. Ci auguriamo che questa aggressione e questo ferimento servano a qualcosa di più e che dal male venga qualcosa di bene». Come? «Da questa situazione si esce solo disinnescando con leggi funzionali quell’uso politico della giustizia, un cancro che ha distrutto la prima Repubblica e sta minando anche la seconda». Ecco quindi il programma. Approfittare del gesto di uno squilibrato per attaccare la libera informazione (avete notato? Tutti i “mandanti” indicati da Cicchitto sono, se si esclude Di Pietro, non politici, ma giornali e giornalisti). E poi stravolgere la Costituzione, puntando diritto all’autonomia della magistratura da colpire a morte, per rendere la politica improcessabile.
Quanto tempo è passato da quando Cicchitto era un militante massimalista e movimentista del Partito socialista, lombardiano e antiamericano. Sentite che cosa scriveva negli anni Settanta, quando il "clima d’odio" c’era davvero e lo scontro politico era feroce.
Nell’introduzione a un libro uscito nel 1975 (Sid e partito americano. Sottotitolo: Il ruolo della Cia, dei servizi segreti e dei corpi separati nella strategia dell’eversione, scritto da Marco Sassano ed edito da Marsilio), gli avversari politici li chiama, senza mezzi termini, "mostri": «I mostri sono i servizi segreti, una struttura sempre più corposa e dinamica che interviene in modo continuo, massiccio, oppressivo sulla realtà politica e sociale».
E ancora: «Nel 68-69 la contestazione del sistema ha fatto tremare l’ordine costituto e esso, a sua volta, ha cercato di recuperare in diversi modi, uno dei quali è stata l’organica attività terroristica, provocatoria, violenta di precisi settori dei corpi separati dello Stato».
Infine: «I mostri fabbricano gli opposti estremismi: la pupilla del regime, la Rai tv, si occupa di amplificare la distorsione, obiettivizzandola; Sid e Rai tv, due realtà molto lontane eppure così vicine quando si tratta di sorreggere, nelle scelte drammatiche, il regime Dc». In questo scenario, anche le Br sono manovrate dallo Stato: infatti, «puntuali all’appuntamento, le Brigate rosse ricompaiono in ogni vigilia elettorale».
Poi Cicchitto si ravvede. Fulminato da Licio Gelli sulla via di villa Wanda, nel dicembre 1980 s’iscrive alla P2. A presentarlo al Venerabile è Fabrizio Trifone Trecca, che della loggia segreta è capo del "gruppo 17", quello in cui sono inquadrati molti giornalisti (da Maurizio Costanzo a Gustavo Selva, da Roberto Ciuni a Giorgio Zicari) e che ha il controllo di fatto del Corriere della Sera. Il “gruppo 17” ha il seguente organigramma: numero uno Trecca; numero due Franco Di Bella, che del Corriere è il direttore; numero tre un costruttore emergente, tal Silvio Berlusconi.
L’anno prima, Bettino Craxi aveva proposto la sua "grande riforma" costituzionale: cioè il passaggio dalla Repubblica parlamentare alla Repubblica presidenziale. E aveva ottenuto così l’appoggio degli uomini della P2, che individuano nell’"anticomunista" Craxi l’uomo che può realizzare il Piano di rinascita democratica.
Proprio nel 1979 Craxi incontra Gelli al Raphael. È l’autunno di quell’anno tumultuoso, e nel paese è in corso la tempesta dello scandalo Eni-Petromin (una complicata faccenda di petrolio arabo con annessa supertangente e connesso scontro feroce dentro il Psi tra Craxi e Claudio Signorile). Sullo scandalo si allungheranno prima le ombre della P2, poi il segreto di Stato.
Ma intanto anche Cicchitto capisce che, se non vuole restare ai margini di un processo ormai irreversibile, deve fare le sue scelte. Entra nella P2, tessera 2232.
Quando le liste della loggia diventano pubbliche, lui ammette l’affiliazione e il vecchio Riccardo Lombardi lo schiaffeggia davanti a tutti. Poi fa qualche anno di purgatorio, finché Bettino lo recupera. Ma Mani pulite gli blocca la seconda carriera. La terza, la fa nelle schiere di Forza Italia. Alla grande. Il suo numero tre d’un tempo è diventato numero uno.
che cicchitto non sia un santo lo si sapeva, ma l'intervento di Cicchitto è totalmente condivisibile!
RispondiEliminaanche perchè l'indipendenza non è minacciata, ma è il potere politico che dagli anni'90 è minacciato visto che la costituzione è stata modificata allora su un moto populistico senza rispetto per i padri costituenti...sarebbe ora di ripristinare quanto previsto dai grandi vecchi saggi...
nunziocrociato
Altro che "abbassare i toni".
RispondiEliminaFabrizio Cicchitto suona la carica: 'A condurre la campagna d’odio contro Silvio Berlusconi è un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L’Espresso, da quel mattinale delle procure che è il Fatto, da una trasmissione di Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio, oltre che da alcuni pubblici ministeri che hanno nelle mani alcuni processi, tra i più delicati sul terreno del rapporto mafia-politica e che vanno in tv a demonizzare Berlusconi'.
Poi Cicchitto ha qualche parola buona anche per Antonio Di Pietro: 'È un partito come l’Idv, con il suo leader Di Pietro, che in questi giorni sta evocando la violenza, come se volesse trasformare lo scontro politico in atto in guerra civile fredda, che coinvolge anche settori più giustizialisti del suo partito, caro onorevole Bersani'.
Dunque, conclude Cicchitto, 'la mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna di odio: ognuno si assuma la propria responsabilità. Ci auguriamo che questa aggressione e questo ferimento servano a qualcosa di più e che dal male venga qualcosa di bene'. Come? 'Da questa situazione si esce solo disinnescando con leggi funzionali quell’uso politico della giustizia, un cancro che ha distrutto la prima Repubblica e sta minando anche la seconda'. Ecco quindi il programma. Approfittare del gesto di uno squilibrato per attaccare la libera informazione (avete notato? Tutti i “mandanti” indicati da Cicchitto sono, se si esclude Di Pietro, non politici, ma giornali e giornalisti). E poi stravolgere la Costituzione, puntando diritto all’autonomia della magistratura da colpire a morte, per rendere la politica improcessabile.
Quanto tempo è passato da quando Cicchitto era un militante massimalista e movimentista del Partito socialista, lombardiano e antiamericano. Sentite che cosa scriveva negli anni Settanta, quando il "clima d’odio" c’era davvero e lo scontro politico era feroce.
Nell’introduzione a un libro uscito nel 1975 (Sid e partito americano. Sottotitolo: Il ruolo della Cia, dei servizi segreti e dei corpi separati nella strategia dell’eversione, scritto da Marco Sassano ed edito da Marsilio), gli avversari politici li chiama, senza mezzi termini, "mostri": 'I mostri sono i servizi segreti, una struttura sempre più corposa e dinamica che interviene in modo continuo, massiccio, oppressivo sulla realtà politica e sociale'.
E ancora: 'Nel 68-69 la contestazione del sistema ha fatto tremare l’ordine costituto e esso, a sua volta, ha cercato di recuperare in diversi modi, uno dei quali è stata l’organica attività terroristica, provocatoria, violenta di precisi settori dei corpi separati dello Stato'.
Infine: 'I mostri fabbricano gli opposti estremismi: la pupilla del regime, la Rai tv, si occupa di amplificare la distorsione, obiettivizzandola; Sid e Rai tv, due realtà molto lontane eppure così vicine quando si tratta di sorreggere, nelle scelte drammatiche, il regime Dc'. In questo scenario, anche le Br sono manovrate dallo Stato: infatti, «puntuali all’appuntamento, le Brigate rosse ricompaiono in ogni vigilia elettorale».
Poi Cicchitto si ravvede. Fulminato da Licio Gelli sulla via di villa Wanda, nel dicembre 1980 s’iscrive alla P2. A presentarlo al Venerabile è Fabrizio Trifone Trecca, che della loggia segreta è capo del "gruppo 17", quello in cui sono inquadrati molti giornalisti (da Maurizio Costanzo a Gustavo Selva, da Roberto Ciuni a Giorgio Zicari) e che ha il controllo di fatto del Corriere della Sera. Il “gruppo 17” ha il seguente organigramma: numero uno Trecca; numero due Franco Di Bella, che del Corriere è il direttore; numero tre un costruttore emergente, tal Silvio Berlusconi.
RispondiEliminaL’anno prima, Bettino Craxi aveva proposto la sua "grande riforma" costituzionale: cioè il passaggio dalla Repubblica parlamentare alla Repubblica presidenziale. E aveva ottenuto così l’appoggio degli uomini della P2, che individuano nell’"anticomunista" Craxi l’uomo che può realizzare il Piano di rinascita democratica.
Proprio nel 1979 Craxi incontra Gelli al Raphael. È l’autunno di quell’anno tumultuoso, e nel paese è in corso la tempesta dello scandalo Eni-Petromin (una complicata faccenda di petrolio arabo con annessa supertangente e connesso scontro feroce dentro il Psi tra Craxi e Claudio Signorile). Sullo scandalo si allungheranno prima le ombre della P2, poi il segreto di Stato.
Ma intanto anche Cicchitto capisce che, se non vuole restare ai margini di un processo ormai irreversibile, deve fare le sue scelte. Entra nella P2, tessera 2232.
Quando le liste della loggia diventano pubbliche, lui ammette l’affiliazione e il vecchio Riccardo Lombardi lo schiaffeggia davanti a tutti. Poi fa qualche anno di purgatorio, finché Bettino lo recupera. Ma Mani pulite gli blocca la seconda carriera. La terza, la fa nelle schiere di Forza Italia. Alla grande. Il suo numero tre d’un tempo è diventato numero uno.
e allora?
RispondiEliminainnanzi tutto è interessante notare come di attentato all'informazione non parli il direttore de "LaStampa" Calabresi, con cui ho avuto modo di parlare anche di questo personalmente.
Egli afferma che le pressioni ci sono da ambo le parti e che un direttire di giornale la libertà di stampa se la deve dare da solo perchè in italia non siamo in un regime altrimenti verresti arrestato o ucciso per le tue idee (e visto la fine del padre, ucciso dagli amici di Padellaro e di molti altri giornalisti de "il fatto quotidiano", credo ne sappia a riguardo).
chi si lamenta della sua libertà di stampa è perchè non ha il coraggio per scrivere quello che pensa....è proprio vero, i discepoli sono meglio dei maestri (leggi Ezio Mauro)
nunziocrociato
che sia ora di ripristinare quanto previsto dai grandi vecchi saggi...è esattamente quello che per cui si batte il popolo viola e che il Sig. Cicchitto insieme a tutta la banda di malavitosi italiani che votano il suo partito stanno cercando di bloccare, per devastare quanto si sacrosanto c'era.
RispondiEliminache il potere politico che dagli anni'90 sia minacciato è ovvio ma a me risulta che l'unico problema rilevante sia l'entrata in politica del Berlusca, ci sui Cicchitto è una delle anime più rappresentativamente mafiose.
...perchè in italia non siamo in un regime altrimenti verresti arrestato o ucciso per le tue idee... NON E' VERO perchè regime è anche quando senza essere ucciso sei o violentato, o messo a tacere.
"chi si lamenta della sua libertà di stampa è perchè non ha il coraggio per scrivere quello che pensa" è una vera e propria BESTEMMIA che non merita commenti.